La primavera del mare

di Corrado Govoni.

Anche il mare ha la sua primavera, rondini all'alba, lucciole alla sera. Ha i suoi meravigliosi prati di rosa e di viola, che qualcuno invisibile la falce ammucchia il fieno in cumuli di fresche nuvole. Si perdono le correnti come pallide strade tra le siepi dei venti, da cui sembra venire nella pioggia come un amaro odore di bianco spino in fiore. E certo, nella valle più lontana, un pastore instancabile tonde il suo greggio infinito di onde, tanta è la lana che viene a spumeggiare sulla riva, verdognolo e lillastro come l'arcobaleno gemmeo elastico refrigerante, d'accordo con il cielo, profondo, arioso, concavo, specchiante, come il cristallo con il fiore, tutto abbandoni e improvvise malinconie, come il primo amore. Così fresco ed azzurro, come se trasparissero dalla sua limpidità le sue tacite foreste sottomarine, avvinghiate di alghe serpentine, quest'edera senza foglie, scorse dai freddi scivolii di pesci di maioliche d'argento, alati come uccelli muti tra i coralli irrigiditi, questi peschi sempre fioriti, sono le rondini, fisse le conchiglie e le lucciole enormi, sono le seppie morte, lanterne sorde di palombari annegati, fari di naufraghi pericolati, una barca con un'immensa vela, sembra qualche straccione, fermo in un crocevia sotto l'ombrello, in attesa che passi l'acquazzone.