Antonia Pozzi


Antonia Pozzi nacque a Milano il 13 febbraio 1912 in una famiglia dell’alta borghesia colta e agiata: suo padre, Roberto Pozzi, era un avvocato e professore universitario, mentre la madre, Carolina Cavagna Sangiuliani, era di origini nobiliari. Cresciuta in un ambiente raffinato e culturalmente vivace, ricevette un’educazione rigorosa e frequentò il Liceo Classico Alessandro Manzoni, dove conobbe il professore di latino e greco Antonio Maria Cervi, figura fondamentale nella sua formazione affettiva e intellettuale. Il rapporto con lui, contrastato e osteggiato dalla famiglia, segnò profondamente la sua interiorità e la sua produzione poetica. Nel 1930 Antonia si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, dove fu allieva del filosofo Antonio Banfi. Si laureò nel 1935 con una tesi su Gustave Flaubert, dimostrando grande rigore critico e una spiccata sensibilità letteraria. In quegli anni si dedicò intensamente alla scrittura e alla fotografia – realizzando oltre tremila scatti –, nonché all’alpinismo, trascorrendo molto tempo nella villa di famiglia a Pasturo, ai piedi della Grigna, luogo a lei particolarmente caro e fonte d’ispirazione per numerose poesie. Profondamente riflessiva, Antonia visse con forte partecipazione le tensioni culturali e sociali del suo tempo, senza mai aderire pienamente agli ideali dominanti. Insegnò per un breve periodo all’Istituto Tecnico Schiaparelli di Milano e si dedicò ad attività sociali, pur restando sempre incline alla solitudine e alla contemplazione. La sua poesia, scritta per sé stessa e mai pubblicata in vita, si distingue per l’intensità emotiva, l’aderenza al paesaggio naturale e una profonda tensione etica ed esistenziale. Le sue liriche, in parte ispirate al simbolismo e al crepuscolarismo, mostrano un equilibrio raro tra limpidezza espressiva e profondità meditativa. Il 3 dicembre 1938, a soli 26 anni, Antonia si tolse la vita ingerendo barbiturici nei pressi dell’abbazia di Chiaravalle. Nel biglietto lasciato parlava di “una disperazione mortale”. Per timore dello scandalo, la famiglia dichiarò che la morte era dovuta a una polmonite e modificò alcune sue poesie, pubblicandone una prima selezione nel 1939, con il titolo Parole. Solo con il tempo la sua opera è stata restituita nella sua autenticità, grazie anche al lavoro critico e filologico compiuto negli anni successivi. Oggi Antonia Pozzi è riconosciuta come una delle voci poetiche più intense e originali del Novecento italiano. Le sue opere sono raccolte in edizioni come Tutte le opere e il suo archivio è custodito nella casa di Pasturo, divenuta centro di studio e memoria della sua figura. La sua voce, limpida e tragica, continua a toccare lettori e studiosi per la sua modernità e sincerità.
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